Riki a Milano: la recensione del suo primo concerto

Abbiamo visto la prima delle date anteprima del Tour 2017. In attesa del Forum di Assago

16 Novembre 2017 alle 00:49

Riki, il 15 novembre, sale sul palco del suo primo vero concerto. L'hanno chiamata "anteprima", considerata dall'artista e dal suo staff solo un assaggio rispetto a quello che vedremo dal prossimo 16 febbraio 2018 fino alla chiusura del 12 aprile al Forum di Assago.

Quando hanno annunciato queste due date era già abbastanza chiaro (ma non ancora chiarissimo) cosa sarebbe successo a Riccardo: è diventata una mina esplosa nel mercato che ha destabilizzato chiunque con le sue vendite, anche i big affermati della musica.

Ora è decollato e non vuole far atterrare pigramente l'aereo del successo.

Il concerto è durato un'ora e mezza e porta tutto il repertorio dei due album, in un concerto che non si accontenta (come spesso sono le date anteprima) di poche idee, basso budget e tanta musica. Riki mette in campo quattro brave ballerine, interessanti soluzioni scenografiche e sceniche, belle luci e tutto quello che ti puoi aspettare da un artista... che non viene dall'Italia.

Qualcosa in effetti nei concerti pop italiani degli ultimi anni si stava già muovendo, ma Riki raccoglie tutto (ballo, fuochi d'artificio, grafiche molto elaborate), lo rielabora e lo porta nel suo mondo. Tutto è molto festoso ma niente è sopra le righe: forse è per questo che Riccardo in questa "macchina" non propriamente facile da gestire e i tempi serratissimi di preparazione è apparso disinvolto.

I pezzi sono riarrangiati in modo ideale per la dimensione live, con delle belle introduzioni e lunghe code di chiusura che esaltano la natura dell'album «Mania» e più in generale lo spirito elettropop dell'artista. La presenza di Riccardo Scirè e Niccoló Bolchi, sul palco in una particolare formazione (per nulla tradizionale) di band a due, ha dato definizione e corpo allo show.

In questo concerto non abbiamo visto solo Riki come cantante, perché Riki non è solo questo: c'era anche il regista, il curatore, lo smussatore di angoli e lo scultore di dettagli. Questa sua complessità, questa sua esigenza di comunicazione dove le canzoni e "tutto il resto" sono allo stesso modo importanti si vede anche sul palco: è uno dei segreti del suo attuale successo. 

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