George Orwell, l’autore di “1984” e “La fattoria degli animali”, coniò dopo la Seconda Guerra Mondiale il termine “Guerra Fredda”: quello stato continuo di ostilità tra le due superpotenze, Russia e Stati Uniti, che non poteva sfociare in guerra aperta senza rischiare di distruggere il mondo con un olocausto nucleare. Tuttavia, il termine non deve ingannare: tra il 1947 e la caduta del Muro di Berlino, USA e URSS hanno combattuto una guerra – magari lontana dal Vecchio Mondo, come il Vietnam o l’Afghanistan, oppure silenziosa e fatta di spie e sotterfugi, ma di sicuro senza quartiere.
Il nuovo (siamo a quota 17!) capitolo dell’inossidabile saga di sparatutto Call of Duty è ambientata proprio in questo periodo. Lasciati i più tradizionali teatri della Seconda Guerra Mondiale e dei conflitti moderni in Medio Oriente, vi fa immergere in un conflitto dietro le linee nemiche, di operazioni clandestine e pistole con silenziatori. Se partirete per questo viaggio, il governo negherà ogni coinvolgimento.
Il trailer
Si parte dal Vietnam
Cold War è un reboot-seguito dei precedenti capitoli Black Ops, usciti dal il 2010 e il 2018. Una delle trilogie più apprezzate nell’immensa produzione di Call of Duty, che partito dalla Seconda Guerra Mondiale a inizio anni 2000 ha saputo cambiare forma e teatri di guerra senza tradire lo spirito originale. Negli ultimi anni, la saga si è concentrata su dei remake/reboot: d’altra parte, aveva già coperto quasi tutti i “fronti” moderni del XX e XXI secolo, quindi non deve stupire se dopo quasi vent’anni di onoratissima carriera, celebri il proprio successo rispolverando i capitoli più riusciti. Se non avete mai giocato i Black Ops o, addirittura, nessun Call of Duty, non c’è alcun problema. La storia si regge perfettamente in piedi da sola e al massimo vi perderete qualche citazione o non riconoscerete immediatamente qualche personaggio “di ritorno”.
Sei ore di single player, molto intense
La campagna single player dura circa sei-otto ore, a seconda del livello di difficoltà: da “Veterano” in su, come da tradizione, Call of Duty diventa una bella gatta da pelare, e riuscire a completare le numerose missioni sparse per il globo è una vera soddisfazione. Da “Normale” in giù, le sparatorie diventano quasi una formalità e non vi dovrete stupire se lo finirete anche in meno di cinque ore.
Impersonerete Bell, operativo della CIA che a inizio anni ’80 deve fermare un attacco sovietico che mira a destabilizzare l’Occidente. La vostra squadra è sulle tracce di un agente russo, Perseus, inafferrabile quanto insidioso nemico senza volto. Visiterete una serie di “location” che vanno dal Vietnam (con una specie di flash back, a caccia di ricordi) a Berlino Est ancora sotto il controllo sovietico. La campagna è davvero molto intensa: anche i veterani di Call of Duty troveranno situazioni originali e stimolanti. In alcune missioni dovrete avere un approccio più “stealth”, vivendo il brivido delle spie oltre Cortina che non potevano certo mettersi a sparare con il mitra in mezzo alla strada, mentre in altre favorirete l’uso di armi come il fucile da cecchino con ottica di precisione. In generale, c’è da sparare e molto: la conta dei nemici uccisi, a fine campagna, supera abbondantemente quella di un paio di film di James Bond sommati a Black Hawk Down e Hamburger Hill.
Da Berlino a Cuba
Visiterete le location più celebri della Guerra Fredda: un plauso lo merita, questo gioco, perché praticamente nessuna missione ripropone un’ambientazione già vista. Come era già successo per i precedenti due “reboot”, World War e Modern Warfare Remastered, si nota una cura straordinaria per le missioni single player. Anche le vicende possono essere seguite meglio rispetto che in altri capitoli: non è una storia lineare, anzi, ma viene narrata in un modo quasi cinematografico, a metà tra spy-story e film di guerra. Ci sono anche un paio di missioni secondarie che potete sbloccare se trovate dei documenti nascosti nelle missioni principali: un modo intelligente di spingere il giocatore a cercare i “collezionabili” e magari ripetete le missioni in cui se li è persi.
Quasi come un film
Visivamente, Call of Duty non delude, anzi. È proprio videogame scenografico, in grado di mostrarvi scorci di Guerra Fredda quasi foto realistici. Dalle risiere del Vietnam al Muro di Berlino dalle parti del Checkpoint Charlie, dai palazzi del potere sovietico ai rifugi sotterranei abbandonati, giocare sarà uno spettacolo per gli occhi. Non che avrete tantissimo tempo per ammirare il panorama: che vi troviate a Berlino Est o in Vietnam, i proiettili fischieranno continuamente attorno a voi!
Proprio per il realismo della grafica, e soprattutto per alcune situazioni del gioco in cui potremo scegliere, per esempio, se uccidere una spia nemica o catturarla, il gioco non è adatto ai ragazzini più impressionabili.
Multiplayer da campioni
Naturalmente, la parte del leone la fa il multiplayer: oltre alla modalità Warzone (free to play), inaugurata con il precedente capitolo (quando lancerete, passerete proprio a un altro gioco), c’è il classico multiplayer di Call of Duty declinato in tutte le sue anime. Deathmatch a squadre, mappe in cui è necessario scortare un VIP, oppure prendere il controllo di determinate aree. Anche nel multiplayer, c’è moltissima varietà. C’è anche la modalità “zombie”, in cui insieme ad amici dovrete combattere contro orde infinite di soldati non morti. Activision, il publisher di Call of Duty, ha promesso che gli aggiornamenti futuri del gioco (nuove mappe multiplayer, per esempio) non saranno a pagamento, anche se esiste uno shop interno per acquistare skin di armi, classi di personaggi, e via dicendo. La versione Cross-Gen o Ultimate verrà aggiornata a quella delle nuove console Xbox Series X/S o PS5 senza ulteriori costi.
Il nuovo capitolo della saga di sparatutto più celebre dei videogame: azione, combattimenti e scene un po' sopra le righe per un reboot che è quasi meglio dell'originale
Puntuale come sempre, arriva il nuovo Call of Duty: assente ingiustificato, il single player. C'è, però, un’inedita modalità Battle Royale ispirata al gioco dei record, Fortnite