«Andiamo a comandare»: chi è Fabio Rovazzi

Con il suo tormentone ha conquistato i ragazzini e ora è partito alla conquista delle radio

Fabio Rovazzi
28 Giugno 2016 alle 15:56

Fabio Rovazzi, come recita la sua biografia, nasce nel quartiere di Lambrate, a Milano, il 18 gennaio 1994. Lo scorso febbraio mette su You Tube un video con una canzone-rap che ha scritto e musicato intitolata «Andiamo a comandare» e mese dopo mese, ormai giorno dopo giorno, il pezzo diventa un tormentone soprattutto tra i ragazzini. Tutti la cantano e da venerdì il pezzo è programmato pure dalle radio. Per tutti quelli che si chiedono chi sia questo nuovo fenomeno musicale abbiamo incontrato Rovazzi ed ecco cosa ci ha risposto.


Scuole?
«Medie, elementari e poi il liceo artistico, mi piaceva molto disegnare. Però quanto ti piace una cosa e la studi dopo un po’ la odi. Mi sono chiesto: “Ma perché sto disegnando?”. E in quarta liceo me ne sono andato  e mi sono messo a fare video».

Come hai imparato a fare i video?
«Da autodidatta, in camera mia. La passione era fare i video delle vacanze della famiglia con la telecamera di mio papà. Al liceo facevo i video per la scuola quando c’era qualche presentazione. Nel campo video, se ti piace veramente quello che fai e ti metti davanti al computer, puoi imparare tanto».

Il primo videogioco?
«Sono sempre stato uno smanettone. Sotto casa mia c’era un negozio di computer, ogni tanto saltavo le lezioni a scuola per andare a montare computer, ho imparato lì tutti i segreti. I miei genitori non mi hanno mai regalato un videogioco, ho dovuto fare un giro di baratti per averli, è stata una conquista incredibile».

Il primo video «professionale» girato?
«Ho iniziato con video che si fanno in discoteca, mi davano 70 euro a lavoro, per iniziare non è male anche perché mi piaceva. Poi sono andato a Miami a fare i video delle serate e ho partecipato a qualche festival».

Come sei diventato un maghetto dei social network?
«Il fatto di essere “nerd” ti apre un mondo. Mi sono iscritto a Facebook e ci ho messo su dei video comici che sono diventati virali, non so quanto ora ne vado fiero».

Ti piace la definizione «nerd»?
«Sì, dipende come la si intende. Di solito è sinonimo di sfigato. A me piace il mondo “nerd”, ma non sono un “nerdone” ».

Quante ore passi davanti al computer?
«Non so quantificare, non guardo la televisione, l’ho rimossa, dal momento che guardo tutto su internet».

Che programmi ti piacciono?
«Mi piace guardare i talk show americani tipo quello di Jimmy Fallon»

E la passione per la musica elettronica come è nata?
«Frequentando la discoteca mi si è aperto il canale della musica elettronica, ho conosciuto Federico Scavo (dj e producer, ndr) e ho fatto alcuni video per lui, poi ne ho fatti altri per l’etichetta di musica elettronica di Merk & Kremont».

Da ragazzo che musica ascoltavi?
«Ascoltavo Frank Zappa, Elio e le Storie Tese e gli Who. Non sono mai stato molto normale».

Il brano «Andiamo a comandare» come ti è venuto in mente?
«Non so dire il perché. So solo che fare comicità sensata è molto più facile che farla insensata come insegnano i Monty Python. Ho cominciato a scrivere quello che mi faceva più ridere e Danti dei Two Fingerz mi ha dato una mano con la metrica. Il video è molto didascalico e  il balletto lo facevamo tra amici per fare i deficienti ».

Da quanto ci pensavi?
«Era un anno che ce l’avevo in testa. Io non sono mai completamente soddisfatto di quello che faccio, ci abbiamo messo quasi otto mesi per mettere tutto a punto».

L’incontro con Fedez e J-Ax come è avvenuto?
«Grazie a uno dei video che avevo postato su Facebook Fedez mi ha chiamato e mi ha invitato a casa sua, abbiamo parlato e da lì è nata un’amicizia prima con lui e poi anche con J Ax con il quale ho fatto il programma “Sorci Verdi” su Raidue. Quando ho fatto la canzone abbiamo iniziato a collaborare ufficialmente, l’hanno presa pacchetto completo. Siamo un bel trio».

Farete delle cose come trio?
«Ci stiamo pensando, ci sono dei progetti, ma non sono definiti».

Sei disco d’oro solo grazie allo streaming e da venerdì scorso sei pure in radio. Spaventato o gasato?
«La radio un po’ mi preoccupa. La canzone è concepita per sposarsi con il video, nasce dal web e dovrebbe morire sul web. Però… direi molto bene».

Canti: «Non so se sono pazzo o sono un genio». Sei sempre indeciso?
«Non è una domanda che pongo a me, preferisco che rispondano gli altri. Io non sono molto auto-celebrativo. Diciamo che potrei essere entrambi».

È vero che sei «astemio»?
«Nì. Non sono contro il bere, ma contro l’eccesso. Se ti fai un birretta durante la partita non c’è niente di male».

Il «trattore in tangenziale» l’hai guidato veramente?
«Il trattore l’ho guidato nel video che abbiamo girato a Ibiza, avevo il cane in braccio, credo che il contadino mi stesse odiando».

Il «cane» del video è il tuo?
«Il cane è un sosia del mio cane, stavo girando il video ed è passata una ragazza con quel cane e me lo ho prestato. Il mio si chiama Marley, il nome gliel’ho dato per il film “Io e Marley”. Sì, quello muore alla fine del film, ma tanto capita a tutti, prima o poi».

Le «canne» le fumi?
«Non posso, il mio fisico non me lo permetterebbe».

Il video conta 22 milioni di visualizzazioni su You Tube: un successo.
«Quando sei un pirla e sei tra i tuoi amici, va bene. Quando sei un pirla e tutti ti conoscono, insomma… La cosa che mi rende più contento è che sono diventato virale tra i bambini e mi piace».

Potrebbe essere il ballo dell’estate 2016. Tu balli?
«A ballare sono assolutamente un cane galattico. Lancio il ballo e non ballare, lancio la canzone dell’estate e non so cantare… potrei lanciare un film senza saper recitare».

La definizione «tormentone» ti piace?
«Se mi dici tormentone mi viene in mente una persona che rompe le scatole. Ho paura di rompere le scatole e non era quello l’obbiettivo».

La politica ti interessa?
«Non è un argomento che voglio trattare, altrimenti si rischia di sopravvalutare il progetto».

I tuoi genitori cosa dicono di tutto questo?
«Mia mamma viene con me al Summer Festival e sono molto più felice di averla lì che per tutto il resto».

Da grande cosa farai?
«Non lo so, non ho bene in mente quale sarà il mio obbiettivo. Vediamo come andrà. A me piace sperimentare in tutti i campi».

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