«Il confine»: una fiction per ricordare la Grande Guerra

A 100 anni dalla fine del Primo conflitto mondiale una serie su Raiuno racconta il dramma di tre giovani amici di Trieste

Filippo Schicchitano con Caterina Shulha in una scena de «Il confine»
11 Maggio 2018 alle 12:07

Sono passati cento anni, ma a Trieste e dintorni è ancora vivo il ricordo della guerra combattuta sul confine tra l’Italia e l’Impero Austro-Ungarico che lasciò sul campo più di un milione di soldati. Quel conflitto sconvolse la vita di tutti, militari e civili, compresi migliaia di giovanissimi che si ritrovarono in trincea a soli 18 anni. Ora una fiction di Raiuno (in onda il 15 e il 16 maggio alle ore 21.25) racconta la storia di questa «generazione perduta». Si intitola «Il confine» ed è ambientata proprio a Trieste, il luogo che (assieme a Trento) fu al centro delle rivendicazioni italiane durante la Prima guerra mondiale: roccaforte degli Austriaci all’inizio delle ostilità, passò all’Italia dopo tre anni di combattimenti che insanguinarono un fronte che andava dal mare della città fino alle vette innevate delle Dolomiti.

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Trieste era (ed è ancora) un crogiuolo di lingue, culture e nazionalità diverse, rappresentate nella fiction dai tre giovani protagonisti. Bruno Furlan (interpretato da Filippo Scicchitano) è un ragazzo spensierato, figlio di un lavoratore del porto, innamorato dell’ebrea Emma (Caterina Shulha). Benché italianissimo, si ritroverà a combattere nelle file dell’esercito austriaco, arruolato a forza e come tanti altri ragazzi costretto a sparare sui propri connazionali; poi, a rischio della vita, diserterà e passerà all’esercito italiano, spronato anche dall’esempio del fratello Ruggero (Alessandro Sperduti). Bruno però è anche legato da una sincera e profonda amicizia a Franz (Alan Cappelli Goetz), il figlio di un ufficiale austriaco, avversato dal padre per il suo animo pacifico. Amante dell’arte e della poesia, Franz sarà costretto a combattere una guerra in cui non crede. A complicare ulteriormente l’intrigo di passioni e contrasti c’è il fatto che anche Franz è innamorato di Emma...

«So bene che questo conflitto è già stato raccontato da capolavori come “La grande guerra” di Mario Monicelli e “Orizzonti di gloria” di Stanley Kubrick. Ma l’originalità di “Il confine” è nel concentrarsi sull’innocenza dei giovani protagonisti, ragazzi con tutta una vita davanti, i cui sogni e speranze furono spezzati per sempre da una carneficina decisa da capi inadeguati e impreparati» spiega il regista Carlo Carlei. Che, per ottenere la massima accuratezza nella ricostruzione di armi, uniformi e trincee, ha chiesto la collaborazione dell’Esercito italiano e in particolare di Stefano Rossi, ufficiale degli Alpini, saggista e scrittore. E dei tre protagonisti Carlei dice: «Li ringrazio per il talento e la sensibilità che hanno infuso nella mia storia. Sono ragazzi di cui si parlerà molto in futuro e per me è stato un piacere e un privilegio dirigerli all’alba delle loro carriere: sono certo che saranno luminose».

Per capire meglio la storia fate un ripasso di... storia

Ecco come cambiò il confine dell’Italia dopo tre anni di combattimenti della Prima guerra mondiale. Attenzione, però: il confine cambiò ancora alla fine della Seconda. Caporetto, per esempio, oggi è in Slovenia

Dopo aver rotto l’alleanza che li univa, l’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-Ungarico il 23 maggio 1915.
Gli obiettivi principali erano la «riconquista» di Trento, Trieste, Gorizia, Fiume e dei loro territori, considerati italiani di fatto.
La linea del fronte si sviluppava per 655 chilometri: dal Passo dello Stelvio a nord-ovest fino alla foce del fiume Isonzo a est.
Dopo 11 sanguinose offensive con conquiste modeste (le «battaglie dell’Isonzo»), dal 24 ottobre 1917 l’esercito italiano fu travolto a Caporetto e ripiegò sul Piave, dove resistette eroicamente al rischio di una disfatta definitiva.
L’offensiva decisiva cominciò il 24 ottobre 1918 (battaglia di Vittorio Veneto) e portò alla resa degli Austro-Ungarici il 4 novembre.
In tre anni di guerra Italia e Austria ebbero un numero di perdite militari quasi uguale: circa 650 mila morti per parte.  
Le vittime civili (comprese quelle dovute a carestie ed epidemie innescate dalla guerra) furono oltre un milione tra gli italiani e oltre 460 mila tra gli austriaci.
Grazie a una legge del 2001, molte trincee, forti e camminamenti sul fronte sono stati recuperati e si possono oggi visitare. Per non dimenticare. 

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