Mara Venier: «Sono la zia di tutti gli italiani»

«E chiamo “amore” quelli che mi stanno simpatici» ride la conduttrice. «Gli antipatici? Li ignoro». A settembre torna con "Domenica in", poi avrà uno show serale e uno in radio. Intanto qui ci parla dei suoi affetti

Mara Venier è tornata a condurre “Domenica in” nel 2018. L’aveva presentata la prima volta nel 1993  Credit: © Iwan Palombi
1 Agosto 2019 alle 09:45

Mara Venier ci dà appuntamento per il servizio di copertina all’hotel Cavalieri di Roma. «Qui a Monte Mario c’è una vista mozzafiato» spiega. Arrivata in stanza, una suite con la moquette in cashmere e i quadri (autentici) di Andy Warhol alle pareti, la conduttrice per prima cosa spegne l’aria condizionata. «Mi fa malissimo: ho ancora 18 punti in bocca dopo un’operazione dal dentista» dice.

Poi, guardandosi attorno con nostalgia racconta: «Questa stanza me la ricordo, ci sono venuta anni fa con Gianni Boncompagni per un’edizione di “Domenica in”». Proprio da “Domenica in”, che riparte il 15 settembre, ricomincerà la stagione televisiva di Mara, che stavolta per “mamma Rai” si fa in tre. Dal 20 dicembre condurrà “La porta dei sogni”, il nuovo programma del venerdì sera di Raiuno. E farà anche una trasmissione in radio, “Chiamate Mara 3131”.

Quanti impegni, signora Venier. Procediamo con ordine o a caso?
«Come ti pare. Chiedimi quello che vuoi mentre mi trucco».

Iniziamo dalla radio. Anche lei come Fiorello si dà all’etere?
«Sì, dal 4 ottobre fino a dicembre farò quattro speciali su Radiodue. Da gennaio vedremo come proseguire. Parlerò di tutto con gli ascoltatori che interverranno con le telefonate. E vorrei Stefano Magnanensi, il direttore d’orchestra di “Domenica in”, come spalla per divertirci insieme e fare un po’ Bibì e Bibò».

Sorprese a “Domenica in”?
«Abbiamo inventato un nuovo gioco, molto semplice ma molto più coinvolgente per il pubblico a casa. “Il cartellone” era troppo complicato, non funzionava».

E tutto il resto?
«Va bene così. Anche l’orario: mi avevano proposto di prolungarlo, ma io non ho voluto».

Le interviste?
«Le farò sempre a modo mio. Da me non si viene a promuovere dischi, libri, film in uscita. Chi accetta, sa che deve raccontare la “ciccia”. Renzo Arbore è venuto tre volte, per esempio. Dopo anni di imbarazzo, perché comunque è stato un grande amore della mia vita».

Arbore tornerà?
«Credo di sì, perché no? In ogni caso chiunque verrà dovrà “darsi” con generosità, perché anch’io lo faccio. Come si dice qui a Roma, io so’ io, so’ fatta così. Ho dato tutto, tutta me stessa. Per “Domenica in” ho lavorato dalle 7 del mattino alle 11 di sera. E pensare che ero convinta che sarebbe stata l’ultima volta. Volevo tornare e chiuderla lì, in bellezza».

Invece rieccola. Come ha vissuto la concorrenza l’anno scorso e come la vivrà in autunno?
«L’ho vissuta benissimo. È sciocco viverla male. E siccome mi ritengo una persona sensata, penso a quello che faccio io, non a quello che fanno gli altri».

Nell’opuscolo dedicato ai palinsesti Rai il suo nuovo programma “La porta dei sogni” viene definito uno “Shiny floor studio show”. Cioè?
«Amore della zia, e che ne so? Traducilo tu a me! (ride). A me bastava “Domenica in” e non pensavo di essere una da “serale”. Ma quando il direttore di Raiuno Teresa De Santis e il Presidente di Magnolia Paolo Bassetti mi hanno proposto il format mi sono innamorata. Iniziamo il 20 dicembre, sotto le feste di Natale. Il periodo giusto, perché avremo storie, sentimenti, desideri da realizzare, begli incontri, tante esterne. Insomma, si riderà e ci si commuoverà».

Più in stile “Carràmba” o “C’è posta per te”?
«È uno show nuovo e moderno. Può avere più il taglio di “Il treno dei desideri”, il programma di Antonella Clerici».

Che in questo momento non sta lavorando...
«Io la stimo molto. Antonella è una mia cara amica e ci siamo sentite. Nessuno più di me può capirla perché anche io anni fa sono stata fatta fuori. E in modo poco gentile, di punto in bianco. Ma non vale la pena avvelenarsi. Dai momenti brutti nascono spesso cose belle. Antonella ha fatto un cambio di vita, ha una figlia meravigliosa, Maelle. Tutto il resto verrà da sé».

Bionda la Clerici, bionda la Carrà, bionda Maria De Filippi, bionda lei.
«Siamo tutte bionde in effetti».

Secondo la stilista Donatella Versace «non si è mai né troppo bionde...».
«“...né troppo magre”. Ma io della magrezza francamente me ne infischio, come dice Clark Gable in “Via col vento”. Ora non ho la testa per stare a dieta. Preferisco cucinare, soprattutto per gli amici, la domenica. Io la domenica se non lavoro non esco. Sto a casa e invito tutti da me. Faccio la parmigiana di melanzane o la ricetta delle frittelle che mi ha insegnato Sophia Loren».

Perché veste spesso di bianco?
«Mi piace. Una volta non si usava, io invece ho messo il tailleur bianco fin dalla prima “Domenica in”. È il mio colore preferito».

Mai avuto complessi fisici?
«Sempre, tanti: troppo seno, troppo qui, poco lì... Mi sono sentita sempre più brutta delle altre. Mi salva la simpatia (ride). Da ragazze andavamo alle feste con Dalila Di Lazzaro, lei era bellissima. Io ero un maschiaccio e lei mi rimproverava: “Non fare così, non sta bene!”».

Il suo sogno più grande?
«Non ho mai avuto grandi sogni irrealizzabili, non mi interessa, non sono ambiziosa. Però so prendere certi treni quando arrivano, non me li lascio sfuggire. Forse ho solo un desiderio impossibile: vorrei tanto poter rivedere la mia mamma, che non c’è più. Da quando se n’è andata non sono mai riuscita a tornare nella mia Venezia, così lunare, così simile a me, a volte malinconica».

Però si divide fra tre case: una a Roma, una a Milano e una a Santo Domingo.
«A Roma ci sto da una vita e ancora la sua bellezza mi emoziona. Anche se ultimamente vorrei cambiare appartamento, sto impazzendo per cacciare i gabbiani dal terrazzo! La mattina alle 4 e mezzo urlano e io vado lì a scacciarli con la scopa. E poi mi tocca ripulire i disastri che lasciano. A Milano non succede, in centro si sta bene, è civile, pulita. Con mio marito (l’ex produttore cinematografico Nicola Carraro, ndr) abbiamo preso casa anche a Santo Domingo, dove lui gioca a golf. Io lì mi “rompo”, ma sopporto. Un matrimonio felice è fatto di tolleranza e rispetto delle passioni reciproche. Nicola è stato la più grande botta di c... che mi sia capitata. L’unico uomo che non mi ha mai voluto cambiare, l’amore della mia vita».

Mara, ma lei chiama quasi tutti “amore”?
«Nicola lo chiamo anche “Bagigio” e lui mi chiama “Bagigia”. Ma è vero, chiamo “amore” tutti quelli che mi sono simpatici».

E gli antipatici?
«Li ignoro, non sono una da compromessi. Che ce devo fa’?».

E i suoi figli? I suoi nipoti?
«L’amore puro. Giulio, il figlio di Elisabetta che ha 17 anni, e Claudio, detto Iaio, di 2, il figlio di Paolo, sono gli “amori di nonna”».

Si sente più nonna o più “zia”, la zia d’Italia?
«Zia. Ormai per tutti sono “zia Mara”. Una volta mi sono pure scocciata perché persino un settantenne mi ha chiamato zia. Ma come zia? Non esageriamo, ahó!».

È il prezzo del successo, si sa. Non è che ora le chiederanno di fare pure Sanremo?
«Non ci penso proprio».

Qualcuno le invidia l’affetto del pubblico?
«Non lo so, magari sì, può darsi. E, se pure fosse, non mi importa. Io me ne sto nel mio orticello e mi diverto».

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