«L’alienista»: Daniel Brühl, Luke Evans e Dakota Fanning ci raccontano la nuova serie Netflix

Un thriller psicologico nella New York di fine ottocento. Tra serial killer, la corruzione della polizia e della politica e Theodore Roosevelt (prima della Casa Bianca)


23 Aprile 2018 alle 12:04

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È arrivata in streaming su Netflix il 19 aprile «L’alienista», thriller psicologico ambientato nella New York di fine ottocento che vede protagonsiti Daniel Brühl, Luke Evans e Dakota Fanning. La serie è tratta dal libro di Caleb Carr, un avvincente giallo ad ambientazione storica che esplora i vizi dell’epoca nella Grande Mela.

Il termine alienista che dà il titolo alla serie è «Un modo antico di dire psicologo» ci spiega Dakota Fanning «La psicologia era ancora agli albori nel 1896 e non era considerata come una vera scienza».

Brühl interpreta il dottor Lazlo Kreizler «Un pioniere in questo campo» e per prepararsi si è messo a studiare: «Mi piace molto imparare da un progetto e in questo caso ho imparato molto sulla storia di New York e sulla psicologia. Ho letto molto su Freud e Breuer e gli psicologi di Vienna, mi ha aiutato a dare forma al mio personaggio». Un libro molto importante che ha dato una mano a tutti a documentarsi, ci spiega l’attore, è stato «Island of vice» (L’isola del vizio) che racconta «La corruzione nel dipartimento di polizia e in politica e il coinvolgimento di Theodore Roosevelt».

Leggermente diverso da quello del libro è il personaggio interpretato da Luke Evans: John Moore. «È un reporter per il New York Times, nel libro è il narratore, mentre nella serie è parte integrante della narrazione» e si è trasformato in un illustratore. È stato quindi necessario approfondire il suo background «Gli abbiamo dato una nonna con cui vive, un passato piuttosto tragico. Deve affrontare un lutto e la perdita di una fidanzata che l’ha lasciato. Lotta con la dipendenza e ha bisogno di essere ancorato. Tramite questa indagine trova un modo di affrontare alcuni dei suoi demoni».

Dakota Fanning interpreta Sara Howard, la prima donna a lavorare nel dipartimento della polizia di New York. «Quando Sara e il dottor Kreizler si incontrano, lei vuole fargli capire che conosce il suo lavoro e credo che ai tempi quello fosse un modo per fargli vedere che è progressista e che legge anche cose che non sono accettate nella società corrente».

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